Gli abitanti dei nostri paesi, nei tempi ormai passati, non conobbero particolari ricchezze materiali soprattutto perché l’attività economica principale praticata era quella della semplice vita contadina, sia per una questione culturale e sia per la natura e la morfologia di quel territorio montano da cui si riusciva a ricavare solo l’indispensabile al prezzo di duro lavoro e di continua fatica giornaliera.  
Tuttavia ebbero il privilegio e la fortuna di conoscere la ricchezza morale e spirituale, quella che non ha certamente minor valore,  ma anzi conferisce all’animo umano una forza vitale da consentire di superare le varie complessità della vita quotidiana con maggior vigore.       
Tale ricchezza trova sostentamento nei valori che appartengono al genere umano più nobile, quello dall’animo puro, quali la modestia e la capacità di saper apprezzare le cose semplici, l’amore per la famiglia, l’amicizia e la fratellanza, la solidarietà e il rispetto della dignità propria di ogni individuo.   
Furono proprio quegli abitanti di altri tempi e, con loro, i pochi residenti ancora in vita, che, con la loro semplicità, si sono fatti custodi di tali preziosi valori morali, tramandandone la conoscenza a noi appartenenti alle generazioni moderne.  

Un portavoce contemporaneo di tali valori è un amico, divenuto ormai, professionalmente parlando, un personaggio pubblico e popolare. Sto facendo riferimento a  Daniele Vicari, saggista ed autore di narrativa, ma soprattutto regista e sceneggiatore di successo, che nonostante i suoi innumerevoli e prestigiosi riconoscimenti come cineasta affermato, nonostante la notorietà raggiunta nel settore cinematografico, riesce ancora a mantenere un atteggiamento familiare ed intimo nei confronti del paese dove è cresciuto ed ha giocato da bambino, Collegiove in provincia di Rieti.

Riesce ancora a commuoversi nell’incontrare gli amici di infanzia, ogni volta che torna al paese, coltivando nel suo animo la modestia dei nostri nonni e condividendo con gli altri la propria fortuna professionale e la propria esperienza di vita. Talmente forti sono le radici che lo legano ai nostri luoghi di origine che non perde occasione per ambientare videoclip tra vicoli e boschi del paese, nel tentativo di recuperare e rievocare semplici e dolci emozioni di una infanzia modesta e ricca di preziosi ricordi nello stesso tempo.

L’attore romano Elio Germano (Orso d’Argento per “Volevo Nascondermi”), ad esempio, è il protagonista del videoclip scritto e diretto da Daniele Vicari per il singolo “Chitarra Nera” del cantautore Vasco Brondi, in cui esplora i vicoli di Collegiove, ormai quasi disabitato, riscoprendo emozioni di altri tempi ormai sopite, vagando fuori dagli schemi artificiosi e alienanti delle grandi metropoli alla ricerca delle leggi reali dell’universo e ritrovando fotografie d’epoca, quasi cancellate dalla polvere, in una casa triste perché abbandonata e disabitata ma che raccontano momenti felici di storie passate di autentico amore familiare.

Vasco Brondi – CHITARRA NERA (con Elio Germano, regia di Daniele Vicari)
 https://www.youtube.com/watch?v=6bpnHC30JTM

Il backstage del video di CHITARRA NERA, diretto da Daniele Vicari, con Elio Germano. Backstage a cura di Andrea Campajola. https://www.youtube.com/watch?v=et7NJt97DRk

Daniele Vicari nasce come documentarista e proprio dalla fusione delle tecniche del documentario, realizzato con paziente dovizia di particolari, e quelle del lungometraggio, sapientemente costruito con musica, fotografia, recitazione e ambientazioni realistiche, nascono i suoi capolavori appartenenti al cinema sociale moderno.             
I suoi lavori cinematografici rappresentano, anche avvalendosi di dettagli apparentemente insignificanti della vita quotidiana, storie di vita comune dalle trame forti dal punto di vista sociale; trattano tematiche che traggono ispirazione da fatti di cronaca quotidiana legati alla criminalità, alla povertà, alle ingiustizie sociali come la precarietà e lo sfruttamento sul lavoro; descrivono tutte le sfaccettature di una società moderna oppressa dai poteri economici, che si illude di trovare nella prepotenza e nella violenza verso i deboli la soluzione per uscire da tale condizione di sottomissione, inseguendo falsi ideali e perdendo di vista la propria coscienza identitaria insieme ai veri valori umani. 

Le tematiche trattate, con attenzione meticolosa, sono dunque molteplici e riguardano il vivere quotidiano delle persone di periferia, di quelle meno fortunate, di quelle emarginate e disagiate. Lo stile narrativo dei suoi lungometraggi, descrive la complessità della vita moderna, quella reale, quella più dura e cruda, con quella poesia necessaria e sufficiente a non snaturare il racconto del quotidiano e delle sue ingiustizie, e lascia intendere l’importanza di alcuni nobili sentimenti quali l’amicizia e la fratellanza come unici strumenti per non lasciarsi schiacciare dal macigno dell’esistenza con rassegnazione.

Dunque nel cinema di Daniele Vicari,  esiste un legame con il Neorealismo perché, attraverso la recitazione e la finzione, si racconta la realtà senza filtri con l’intento di risvegliare nelle coscienze del pubblico il senso di giustizia sociale e morale oltre che di ritrovare l’identità nazionale. Il cinema di Daniele Vicari adottando uno stile documentaristico con lunghe riprese all’aperto, servendosi del realismo dell’ambientazione con l’abbandono degli studi di posa a favore delle riprese esterne girate nei luoghi stessi in cui si svolgono le azioni, narra vicende ispirate alla vita quotidiana, ai fatti di cronaca; è l’espressione artistica di un verismo forte ed impegnato socialmente che trae ispirazione da fatti di cronaca contemporanea, descrivendo l’individuo in tutte le sue sfaccettature. E’ un cinema impegnato socialmente, inteso come linguaggio espressivo attraverso immagini che caratterizza il neorealismo nell’arte figurativa, che si contrappone al formalismo e conformismo dell’arte astratta caratterizzato dalla rappresentazione degli aspetti della realtà contemporanea, con particolare attenzione ai temi sociali e politici. Si tratta di un cinema che, secondo i fondamentali principi estetici introdotti dalla cinematografia moderna, tratta temi e problemi etici rilevanti, descrive la violenza insita nella società, intesa come evasione dalla vita reale, intesa come spettacolo, come forma di imposizione di potere nei luoghi di lavoro, in famiglia, nelle strutture sociali inducendo lo spettatore a schierarsi dalla parte della vittima sociale e aiutandolo a riscoprire i valori etici ancestrali.

Daniele Vicari ha sempre mostrato un’attenzione privilegiata sul quotidiano della vita contemporanea, così come avviene nell’ultimo capolavoro “il giorno e la notte”, girato durante il periodo di lockdown imposto dalle restrizioni e dalle misure di sicurezza sanitaria adottate a causa della pandemia provocata dal virus Covid-19.           
Il film è stato girato nel rispetto delle limitazioni imposte dalle Autorità Sanitarie, con la regia di Daniele Vicari da remoto attraverso le tecnologie moderne informatiche sul web e guidando gli attori protagonisti nella auto-ripresa durante la loro vita quotidiana nelle proprie abitazioni. Il regista ha l’intuizione di trasfigurare in forma fantastica, inventando una minaccia terroristica, lo stato di isolamento, disorientamento e paura che stava attraversando il mondo durante il periodo delle riprese. Un film capace di raccontare una precisa frazione di storia nel momento stesso in cui si andava dipanando, fornendo ai posteri una testimonianza importante anche a chi il Covid lo ha vissuto sulla propria pelle.      
Non racconta la pandemia ma descrive bene le sue conseguenze sulle relazioni umane, la digitalizzazione dei rapporti sociali e l’angoscia del distanziamento mentale prima che sociale ed il senso di prigionia e di limitazione alla libertà individuale.

Trailer ufficiale “Il giorno e la notte”