Ogni medico, quando si appresta ad iniziare la propria professione, attraverso una sorta di rito laico iniziatico, consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto cui sarà chiamato a compiere prestando cure mediche e dell’impegno che sta per assumere, riconosce i principi deontologici ed etici sulla quale si baserà la propria figura professonale, mediante un giuramento il cui testo, aggiornato nel 2014, si ispira a quello originale che il medico greco Ippocrate formulò nel 430 AC. I medici dunque, ispirandosi a tale giuramento, esprimono la necessità di poter esercitare la propria professione in “scienza e coscienza”, una coppia di termini quanto mai importanti, il cui valore è essenziale sottolineare proprio nella congiuntura storica attuale, in cui vengono messi in discussione. Sono due aspetti della professione medica inscindibili: il primo la “scienza” attiene alle competenze e abilità professionali, il secondo la “coscienza” riguarda il modo di applicare, in piena libertà ed autonomia, le competenze acquisite attraverso una chiave di valori che ognuno custodisce nella propria coscienza e che sono ben rappresentati in quel codice deontologico al quale tutti i medici giurano fedeltà all’inizio della professione. Senza la “coscienza”, dunque, ogni medico risulterebbe un semplice esecutore, un servo-tecnico della salute, chiamato, grazie alle sue abilità, a soddisfare le richieste di chiunque, indipendentemente da qualunque valutazione diagnostica o terapeutica.

Ciò premesso, vorrei ricordare che il nostro borgo di San Lorenzo, ha conosciuto molte figure umane che hanno lasciato un segno indelebile, che sono entrate a pieno titolo nella storia del territorio; il nostro paese ha conosciuto personalità che hanno contribuito a rafforzare le basi della nostra cultura, del nostro pensiero e della nostra tradizione.
Una di queste personalità che meritano un ricordo particolare è proprio il medico condotto Dott. Attilio Staffa Dragonetti (1899 – 1967) per aver fatto della medicina oltre che una vocazione una missione.
Originario di Falconara Albanese, uno dei paesi della Calabria in provincia di Cosenza e giunto a Collalto come medico condotto, grazie alla specializzazione in tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio, si è distinto per la dedizione ai malati di tutti i paesi della nostra zona montana, curando e salvando, con le proprie conoscenze scientifiche ed i mezzi a disposizione, centinaia di persone oltre che da molte malattie comuni e generiche anche dalla temuta tubercolosi. La tubercolosi è una malattia, di origine batterica, che si trasmette attraverso le vie respiratorie analogamente all’infezione virale del COVID-19 (quest’ultima provocata invece dal virusl SARS-CoV-2), attraverso le secrezioni respiratorie (droplets) emesse nell’aria da un individuo contagioso, per esempio tramite saliva, starnuto o colpo di tosse. Le persone nelle vicinanze possono inspirare i batteri e infettarsi, rischiando gravi danni polmonari se non sottoposte a cure appropriate a base di antibiotici. I sintomi iniziali sono poco specifici e difficili da riconoscere per poi sfociare in tosse, dolore toracico e febbre. Oltre a danni polmonari irreversibili, possono quindi comparire forti dolori ossei, meningite (quando la tubercolosi colpisce il cervello ed il sistema nervoso centrale), fino alla cosiddetta tubercolosi disseminata o miliare, una grave complicanza in cui la malattia è diffusa in tutto il corpo. Ebbene, il Dott. Staffa, si ritrovò tra i molteplici paesi del nostro territorio a dover fronteggiare la temutissima minaccia della malattia della tubercolosi, riuscendo, tra l’altro, ad avere ottimi risultati medici nonostante i limitati mezzi a disposizione. All’epoca certamente non c’erano ancora i test diagnostici per accertare la positività alla malattia, come può essere il test alla tubercolina, ma si poteva ricorrere all’esame radiografico del torace e proprio per avere una maggiore certezza diagnostica, il Dott. Staffa comprese bene l’importanza di poter disporre nel proprio studio di una macchina a raggi X, visto che a quei tempi, la località più vicina dove trovarne una era Rieti. A Collalto, il Dott. Staffa aveva intanto creato la struttura Sanitaria “Dispenseria Antitubercolare”. Nei pressi della torre del castello era ben visibile un cartello con la scritta “Stazione Climatica” perchè erano riconosciuti gli effetti benefici procurati ai malati convalescenti di tubercolosi dall’aria ossigenata e pulita delle località montane ad elevate altitudini.
Al fine di ottenere dalle Autorità competenti dell’epoca una macchina per radiografie, il Dott. Staffa fece risultare che tutti i malati di tubercolosi dei paesi limitrofi da lui seguiti e curati fossero residenti a Collalto che fu cosiderato in tal modo un centro abitativo ad altissima densità di casi di tubercolosi.
Grazie a tale stratagemma, ideato a fin di bene e quindi con nobili propositi, riuscì a procurarsi una macchina radiografica con la sovvenzione del sistema sanitario dell’epoca e farla installare presso il suo studio-laboratorio di Collalto. Fu dunque grazie all’ausilio di tale macchina a raggi x, che il Dott. Staffa curò con successo i suoi malati sui quali poteva diagnosticare con precisione tutti i problemi di natura polmonare.


Il nostro medico condotto ebbe, in tal modo, anche l’onore di poter curare per diverse fratture, proprio a Collalto, il generale Umberto Nobile reduce dall’incidente del dirigibile militare “Italia” nella trasvolata del polo nord del 1928 conosciuto anche come autore del drammatico diario di viaggio “La Tenda Rossa”.
Dopo aver completato negli anni 60 la carriera medica con la direzione di un ospedale riminese, e quello dei cavalieri di malta  “Buon Pastore” di Roma, il Dott. Staffa, nel 1961, si ritirò dalla professione medica a causa di un tumore provocato dalle ripetute esposizioni alle radiazioni nell’utilizzo della sua macchina per radiografie . Tali radiazioni, proprio a causa del loro utilizzo senza alcuna misura di protezione, gli procurarono, tra le altre cose, evidenti deformazioni delle mani. Il Dott. Staffa si ritirò ad Anzio dove morì nel 10 novembre del 1967. Il Medico Attilio Staffa, dunque merita la riconoscenza della scienza per aver studiato l’applicazione dei raggi X in campo medico ma soprattutto merita la riconoscenza di tutte le persone salvate grazie alle sue cure prestate con scienza e coscienza.