Al giorno d’oggi, è ricorrente nel linguaggio comune l’utilizzo, quasi inflazionato, del termine anglosassone “green”, nella fattispecie di aggettivo volto a distinguere tutto ciò che sia ecologico, biologico ed ecosostenibile. In altri termini, “green” sta ad indicare tutto ciò che rispetti l’ambiente e la natura e che possa essere utile per mantenere il corpo e la mente in piena salute ed efficienza. Ed ecco allora che nel terzo millennio, la benzina super lascia il posto alla benzina verde così come l’economia diviene “green economy”, l’energia diviene rinnovabile ed ecosostenibile, ovvero “green energy”, l’automobile diviene elettrica, quindi ecologica, o anche “green car” e chi più ne ha più ne metta, fino ad arrivare anche al “green pass”, che in altri tempi non sospetti si sarebbe chiamato semplicemente “passaporto vaccinale”. Insomma il colore che identifica meglio il nostro millennio è senza dubbio il verde, o se preferite il “green“.

Purtroppo, nonostante i buoni propositi, se ci si limiterà al solo rinnovamento del linguaggio senza riuscire ad rieducare il singolo individuo sensibilizzandolo al rispetto dell’ambiente e del pianeta che lo ospita, si rischierà di vanificare il tentativo di avviare il nuovo processo di transizione ecologica. Conciliare la vita tecnologica moderna, basata sul consumismo sfrenato, con la salvaguardia dell’ambiente resta un progetto assai ambizioso e velleitario in quanto molto difficile da perseguire e realizzare.

Nel nostro piccolo, il territorio montano del nostro borgo di San Lorenzo costituisce un esempio di ambiente naturale che ancora si preserva, sostanzialmente, dall’inquinamento generato dal progresso tecnologico ed industriale, e gran parte del suo paesaggio si presenta per lo più incontaminato. Dalla sua semplicità dovremmo saper cogliere l’utilità del verde naturale, o se si preferisce del “natural green”, che è ossigeno e linfa per la vita stessa. Da esso dovremmo imparare ad avere rispetto degli alberi perché fanno bene alla natura e alla nostra salute. Essi producono ossigeno e puliscono l’aria dalla CO2 attraverso la fotosintesi clorofilliana. Puliscono l’acqua del suolo e dei fiumi attraverso il processo di fitodepurazione mediante le radici che sono in grado di intercettare composti organici ma anche idrocarburi e metalli pesanti. Essi sono i migliori alleati per contrastare i cambiamenti climatici ed il riscaldamento globale, noto anche come “global warming”; trattengono calore e contribuiscono ad abbassare la temperatura ambientale; rendono il suolo più stabile limitando gli eventi franosi e non in ultimo favoriscono l’aumento della biodiversità, oltre a contribuire al benessere psico-fisico dell’uomo. Ammirando e contemplando il paesaggio naturale del nostro borgo, dovremmo riuscire a capire quanto sia importante proteggere gli alberi e piantarne dei nuovi per preservare e rinvigorire il nostro polmone naturale. Il territorio del nostro borgo fa parte, in larga misura, della riserva naturale di monte Navegna e monte Cervia, eppure in alcuni angoli di tale territorio si assiste sovente agli effetti del comportamento irragionevole e deplorevole di singoli individui che abbandonano rifiuti tra la vegetazione creando discariche a cielo aperto. Bisogna dunque sensibilizzare l’opinione pubblica al rispetto dell’ambiente con l’adozione di semplici e pratiche abitudini ecologiche volte al risparmio energetico e di tutte le risorse naturali, ovvero finalizzate alla salvaguardia dell’ambiente stesso. Il pianeta terra è la nostra casa in cui possiamo trovare tutte le risorse necessarie alla sopravvivenza ma occorre averne cura e rispetto affinché possa essere sempre ospitale ed abitabile per tutte le generazioni future. Siamo convinti che tale pianeta ci appartenga ma in realtà è il genere umano ad appartenere ad esso e ad avere il dovere di rispettarlo e proteggerlo per tutelare la propria salute.

Sul piano internazionale la commissione europea ha diffuso un pacchetto di misure ambientali per provare a concretizzare l’ambizioso “green deal”, il piano per fare dell’Europa il primo continente a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e per contrastare i cambiamenti climatici dovuti alle ingenti emissioni di CO2 nell’atmosfera.

Il “Green Deal” prevede azioni concrete: investire in tecnologie rispettose dell’ambiente, sostenere l’industria nell’innovazione, introdurre forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane; decarbonizzare il settore energetico, garantire una maggiore efficienza energetica degli edifici. Il maxi pacchetto di misure ambientali stabilisce che nello spazio europeo, dal 2035, potranno essere vendute solo auto elettriche a zero emissioni di CO2, ritenute responsabili  dell’effetto serra che provoca il surriscaldamento globale.

L’enfasi con la quale è stata consegnata e ripresa tale notizia si addice poco a quella che, per il momento, non è che una lista di buoni propositi su carta, che saranno oggetto di lunghi negoziati e ritocchi probabilmente al ribasso tra gli attuali  27 Paesi membri dell’Europa e il Parlamento Europeo.  La realizzazione di tale progetto dovrà fare i conti con gli interessi economici del mercato automobilistico e con le economie degli altri continenti che pare siano ancora insensibili alle tematiche climatiche ed ambientali.  Inoltre si dovrà tener conto del crescente fabbisogno di energia elettrica qualora tutte le autovetture fossero a trazione elettrica e delle future  emissioni di CO2 inevitabili per la sua produzione oltre che del problema di riciclo o di smaltimento delle nuove batterie al litio utilizzate sui futuri veicoli di ultima generazione.

Affinché l’umanità possa compiere questo grande passo, sarà necessario che ogni singolo individuo, nel quotidiano, inizi ad assumere un comportamento ecologico “green behaviour”  seguendo un nuovo stile di vita, a piccoli passi, minimizzando il più possibile sprechi di risorse e di energia, evitando l’immissione di sostanze inquinanti nell’ambiente.
La produzione industriale, dal canto suo, dovrà utilizzare materie a basso impatto ambientale o di riciclo, quindi biosostenibili e, in difesa della salute e dell’ambiente, dovrà adottare tutte le misure di sicurezza per eliminare l’emissione di agenti inquinanti gassosi nell’aria e l’immissione di agenti inquinanti solidi o liquidi nel terreno e quindi nelle falde acquifere. Anche la fase ultima del processo di produzione industriale, quella dell’imballaggio “packaging” dovrà ridurre drasticamente l’utilizzo di plastiche.

I termini “Global warming”  (riscaldamento globale) e “Climate changes”  (cambiamenti climatici) sono ormai entrati a far parte del linguaggio comune e tornano in uso ogni qual volta avvenga una tragedia ambientale dovuta a fenomeni meteorologici estremi, sempre più frequenti. Ormai è chiaro che il riscaldamento globale è prodotto prevalentemente da quelle attività umane, a partire dagli anni della rivoluzione industriale, che contribuiscono alle emissioni di CO2 in atmosfera. Purtroppo, nonostante questa consapevolezza sia largamente diffusa, avvengono ancora vasti incendi boschivi per mano dell’uomo e per mancanza di pianificazione delle aree boschive più a rischio.

L’estate 2021 è stata una stagione di roghi su gran parte del pianeta che hanno distrutto boschi, campi coltivati, fauna, aziende agricole e case. Diversi sono stati i morti avvolti dalle fiamme nel tentativo di salvare i propri animali da allevamento. I roghi sviluppatisi in Italia, Canada, Grecia, Turchia e Siberia nel solo 2021 hanno distrutto 3 milioni di ettari di foreste. E le emissioni di gas serra sono pari al 4,2% di quelle globali del 2020. Nell’atmosfera sono stati introdotte 1,5 miliardi di tonnellate di CO2. Saranno necessari circa 15 anni per sanare i danni ambientali causati da tali incendi. Roghi immensi ovunque che, con la loro combustione, sprigionano in certi casi anche sostanze tossiche; intere foreste divorate dalle fiamme, biodiversità azzerate per anni.  Sempre per mano dell’uomo, vengono perpetrati degli scempi ambientali nel taglio indiscriminato di alberi su centinaia di ettari di foresta pregiata per ricavarne campi agricoli senza risparmiare neanche parchi nazionali. Basti pensare che la foresta amazzonica assorbe da 150 a 200 miliardi di tonnellate di carbonio e rappresenta uno degli elementi fondamentali dell’equilibrio climatico del pianeta. La deforestazione è la principale causa che minaccia la sopravvivenza del polmone verde del nostro Pianeta. 

Nel nostro piccolo, dobbiamo quindi imparare a rispettare gli alberi per rispettare noi stessi e dare testimonianza di tale rispetto piantando anche un solo albero che potrà contribuire a dare ossigeno al nostro pianeta.

Impegniamoci dunque a  preservare il paesaggio del nostro borgo montano, che sebbene, in apparenza, sembrerebbe non offrire niente di particolare, in realtà offre ossigeno vitale, aria pulita e fresca che nel periodo estivo contribuisce al refrigerio salutare per il corpo e lo spirito. Impariamo a rispettare ed amare la natura che è indispensabile alla nostra vita, fonte di risorse e di cibo. Sforziamoci di  vivere secondo natura. L’esistenza della nostra specie dipende dalla natura del nostro pianeta. Basti pensare solo che secondo alcuni scienziati l’estinzione delle api, che potrebbe essere causata dell’uso indiscriminato di pesticidi, e l’estinzione umana vanno di pari passo.
Impariamo a trarre anche un beneficio puramente spirituale dall’ammirazione e contemplazione della bellezza dei paesaggi ancora selvaggi del nostro territorio montano come si intuisce in questo breve video:

https://www.youtube.com/watch?v=Km-uV96CERQ