la vecchia “Mola”

Dallo “Schintrone”, scendendo a valle verso il fosso di Riancoli, si raggiunge un paesaggio particolaremente suggestivo, modellato e  scolpito  dall’impeto dell’acqua fluviale sulle rocce del monte cervia, da un lato, e del colle di  San  Giovanni, dall’altro – siamo giunti a “Tra  le  Vene”. All’inizio delle rapide del fosso, proprio  dove il letto  del fiume acquista pendenza diventando impervio e scosceso, si incontra il sito del vecchio mulino ad acqua, (la vecchia mola), dove  gli abitanti del  nostro paese  e  di  quelli  vicini si recavano un tempo, per la macina del grano. Sebbene  la  struttura  in  muratura  sia  ormai  nel degrado più totale, è ancora visibile la conca dell’invaso d’acqua necessario a raccogliere l’acqua per imprimere energia meccanca alla macina. Di quest’ultima è ancora visibile una delle due pietre circolari con un foro centrale dove alloggiava l’asse  in  legno che le trasmetteva  il  movimento rotatorio, attraverso un sistema di ingranaggi, impresso dalla ruota lignea a pale. Tale ruota è tutta ricavata da un unico blocco di pietra grazie all’abilità di antichi artigiani muniti di soli scalpelli. Si può inoltre osservare la condotta, che attraverso il muro, portava l’acqua dall’invaso sulla ruota principale in legno che ruotando sotto la spinta dell’acqua stessa trasmetteva energia a tutta la struttura  meccanica, di  cui  ormai  non  vi  è  più alcuna traccia. La vecchia “Mola” macinò quintali e quintali di grano, prima  di  essere  sostituita dal  mulino  a trazione elettrica, costruito successivamente sulla pianura delle”Rosce”. La vecchia “Mola”, tuttavia  resiste  ancora alla corrosione del tempo, e le sue rovine, ben visibili, sono ancora lì a testimoniare la sua piena attività nei tempi che furono.